- BABILONIA LA GRANDE -

- SIMBOLOGIE DELLA TRINITÀ MISTERICA -

- IL "CRISTO" VELATO -

"DOVRA' ESSERE RIVELATO L'UOMO INIQUO, IL FIGLIO DELLA PERDIZIONE

colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è

oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio"

2Tessalonicesi 2,3

- Rivelare -
rivelare (ant. revelare ) v. tr. [dal lat. revelare «togliere il velo», der. di velum «velo» col pref. re -] ( io rivélo , ecc.). –

Far conoscere cosa segreta o misteriosa o nascosta o non bene conosciuta.
Il manifestarsi, farsi conoscere nella propria identità o personalità, essenza o natura, nel proprio potere;
detto soprattutto della divinità: Dio si rivela attraverso i profeti ;
rivelarsi mediante una visione , attraverso i miracoli , attraverso la parola (v. rivelazione).
Manifestare, palesare, mostrare con chiara evidenza

- IL VELATO - LA VELATA -

"il fuoco solare, il DIO SOLE...

 l'imperscrutabile dio VELATO, il DEUS ABSCONDITUS,

RAPPRESENTA IL MISTERO PIU' ALTO DELLA CONFRATERNITA MASSONICA.

Esso è il simbolo dello SPIRITO fatto materia, che sortisce dall'

UNIONE DELLE DUE OPPOSTE NATURE

in esso preesistenti, è

  l'inopinabile prodigio che riunisce in sé i contrari,

IL "TRIPLICE", L'ANDROGINO.

  E' insomma l'UNITA', la stessa che è riproposta nel pane e nel vino

del sacramento eucaristico e nel Graal,

custodito dai dodici templari nella tradizione germanica"

- ISIDE ANDROGINA - NOSTRA SIGNORA DEI TEMPLARI -

 - IL BAPHOMET -

Nel sottosuolo della città di Napoli sono stati rinvenuti 12 croci incise sulle

mura di un antico acquedotto a 35 metri sotto il manto stradale.

La scoperta è stata fatta dagli archeologi- speleologi riguardo l'Ordine dei Templari.

Dov'è sepolta la città greca e poi romana si snoda un percorso stretto e tortuoso che parte dalla chiesa di Pietrasanta fino al

Palazzo del Principe di Sansevero.

La chiesa di Pietrasanta è edificata su resti di un tempio greco prima e romano poi che conteneva la

la madonna nera adorata dai Templari: Iside Triplice

"IO SONO TUTTO CIO' CHE E', CHE E' STATO E CHE SARA', E

NESSUN MORTALE M'HA ANCORA TOLTO IL VELO CHE MI COPRE"

- Isis velata -

Sotto: ISIS velata, la sfinge, il BAPHOMET:

Non tutti sanno che la zona sulla quale sorge il tempio della Pietà dei Sangro;

faceva parte del quartiere nilense, abitato dagli Alessandrini d'Egitto, dove, nel tempio,

 si venerava la statua velata di Iside Lucifera androgina.

Il nome antico della Cappella era Pietatella, derivante dalla "madonna della pietà".

Questo tempio pagano era ed è ancora dedicato alla regina dei cieli venerata da milioni di idolatri.

- capitolo -

Nella simbologia ermetica la virgo paritura veniva onorata e adorata nelle grotte, nelle cripte gotiche come i BAasilischi,

“ISIDI, SEU VIRGINI EX QUA FILIUS PRODITURUS EST”

Da Pietrasanta sita in via dei Tribunali si percorrono cunicoli e cavità fino a raggiungere l'antica cisterna a 35 metri di profondità.

Sulle pareti sono incise 12 croci templari, chiamate "ricrociate" o "potenziate" perchè hanno delle altre croci alle estremità.

Il percorso giunge fino ai sotteranei del Palazzo del principe Sansevero.

  Raimondo aveva previsto una cripta ovale imitante una grotta naturale,

necessaria per la meditazione degli apprendisti e poggiante su terra battuta, senza pavimentazione,

per non impedire quelle vibrazioni naturali provenienti dal luogo Isiaco sottostante.

La cripta era sorretta da OTTO PILASTRI

(numero fondamentale della ritualità templare che si ripete spesso nell'armonia numerica della cappella stessa)

che dovevano definire il posto delle sepolture degli avi intorno al mistero magistrale:

"IL CRISTO VELATO"


- IL "CRISTO" VELATO DELLA CAPPELLA SANSEVERO -

Solo gli stolti possono credere che il presunto "cristo" velato della cappella Sansevero di Napoli intenda

rappresentare Gesù Cristo, il Salvatore. Questa figura velata indica invece

il rebis androgino, il devs absconditvs della Massoneria e delle società occulte.

Nel Rosarium Philosophorum è proprio "l'immagine del Cristo", il triplice, il

dio-sole con lo stendardo dei Cavalieri Templari che "risorge" avvolto nel manto, 

a concludere la "grande opera alchemiva".

"Non è forse la natura stessa a insegnarci che è

indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere?"

- (1 Cor 11,14) -

Il Deus absconditus si trova alla base dell'insegnamento

del 32º Grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, il "diamante perfetto".

Il viso sereno, come "dormiente" di questo "cristo" appare certamente "angelico",

incantevole e sublime nella sua bellezza fuori dal tempo e nelle sue proporzioni.

Abbiamo questo "magnifico viso" scolpito dentro di noi, saturati come siamo dalle immagini.

Il mondo ha infatti tristemente puntato tutto sulle apparenze.

dimenticando che Satana è il padre della menzogna e il re delle apparenze bugiarde.

L'immagine del "cristo velato" è decisamente molto vicina all'icona venerata da milioni di persone idolatre,

la cosiddetta "divine mercy".

Sotto: l'IMMAGINE dipinta della "divine mercy":

L'Immagine del presunto "cristo velato" conservato a Napoli è poi molto simile a quella della Maitreya.

Sotto: un paragone tra il "cristo velato" di Sansevero e l'immagine della divine mercy:

- LA PIETRIFICAZIONE - MARMORIZZAZIONE -

 - SOLVE ET COAGULA

La "scultura" del "cristo velato" si trova nella cappella MASSONICA del Principe Raimondo Di Sangro.

Questo manufatto è una delle "opere d'arte" più celebfrate al mondo e ha generato un fiume di denaro.

Questo oggetto in realtà non mostra, come si vorrebbe far credere, una "sublime abilità tecnica" ma un

VOLGARE INGANNO.

L'inganno consiste nel celebrare questo oggetto come "scultura in marmo".

L'"artista" infatti NON HA REALIZZATO il velo incidendolo da un solido

blocco di marmo ma ha invece deposto

un velo impregnato di sostanze MARMORIZZANTI sopra il soggetto scolpito.

Lo dico con grande sicurezza perché IO STESSO

avevo tentato con discreto successo  simili esperimenti,

ero infatti uno scultore e mi ero specializzato in tecniche marmoriche

 anche se a quei tempi non conoscevo ancora il "cristo velato" della cappella Sansevero.

Sotto: ESEMPIO di scultura da me realizzata con la tecnica della marmorizzazione:

Tessuto, libri e scultura si presentano come un unico, solido, blocco di marmo.

Il velo che copre la figura, pur essendo UN VERO TESSUTO ha la durezza e la solidità della pietra,

anche i libri (veri) sono stati completamente MARMORIZZATI.

(copyright Marco Vuyet)

Sento di poter parlare di queste cose perché le conosco. Non vi sono grandi "misteri",

il procedimento (un tempo chiamato "alchemico") è oggi una banale operazione tecnica

se si conoscono i materiali (resine, polveri di marmo, calcine...).

Si prende un soggetto solido

(oggetto, scultura, corpo inanimato, cadavere pietrificato...)

si impregna un tessuto leggero e lo si depone sopra di esso.

La MARMORINA

(utilizzo questo termine per semplificare e far comprendere al lettore

 ma i materiali chimici e le tecniche possono essere diverse...)

 presente sul telo, solidificando diventerà un tutt'uno con il soggetto,

 mostrandoci dunque un velo sottilissimo di marmo che,

ad occhi poco esperti, sembrerà essere stato scolpito da una "mano divinamente abile"

da un unico blocco di marmo.

Il drappeggio che COPRE avrà quindi infatti una qualità sublime, persino "trasparente" perché

E' UN VELO, REALE, SOLIDIFICATO

(a marmorizzazione avvenuta il velo ha infatti perso tutte le sue caratteristiche plastiche).

Io ho potuto lavorare con la marmo-resina e sento di poter certificare che

il principe-scienziato era certamente in grado di produrre sostanze sintetiche,

non ho dubbi perché vi sono evidenze di questo in TUTTA la cappella Sansevero.

 Numerosi mastici e stucchi sono ancora oggi esposti nella Cappella per chi li sa riconoscere.

Ancora visionabile è una porzione del rivestimento che, sino alla fine dell'ottocento, ricopriva il suolo della navata.

 Il pavimento, figurato con un motivo a labirinto, presentava un cordone di marmo bianco che si sviluppava,

continuo e privo di giunture, per centinaia di metri all'interno di tarsie marmoree policrome.

Raimondi Di Sangro

deve aver formato la striscia bianca con una sostanza la quale, versata allo stato fuso in apposite canaline,

 si è poi solidificata realizzando il cordone di marmo artificiale.

Queste non sono certo "rivelazioni" straordinarie perché a mio avviso non vi sono misteri.

Il "mistero" è tenuto in piedi unicamente per poter spillare soldi ai turisti.

Quello che affermo con grande sicurezza è stato comunque provato con il tempo

 (anche se ancora oggi molte "notizie", soprattutto cattoliche, cercano in ogni modo di confondere o negare l'evidenza).

Nell'Archivio Notarile di Napoli è stato rinvenuto il contratto tra il Principe e Giuseppe Sammartino (1720-1793) che

documenta molto chiaramente questo procedimento:

"Il Principe si impegna altresì di procurare il marmo e realizzare una SINDONE,

una tela tessuta la quale dovrà essere depositata sovra la scultura, dopo che il Principe

l'haverà lavorata secondo sua propria creazione;

e cioè una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima sovrapposta al telo"

Il Sammartino si impegnava inoltre a ripulire detta 'Sindone' per renderla un tutt'uno con la statua stessa e

a non svelare a nessuno la

 'maniera escogitata dal Principe per la Sindone ricovrente la statua".

Viene concordato che l'intera opera sarebbe stata interamente attribuita al Sammartino.

"Calcina viva nuova 10 libbre, acqua barilli 4, carbone di frassino.

 Covri la grata della fornace co' carboni accesi a fiamma di brace; con ausilio di mantici a basso vento.

Cala il Modello da covrire in una vasca ammattonata; indi covrilo con velo sottilissimo

 di spezial tessuto bagnato con acqua e Calcina. Modella le forme e gitta lentamente l'acqua e la Calcina Misturate.

Per l'esecuzione: soffia leve co' mantici i vapori esalati dalla brace nella vasca sotto il liquido composito.

 Per quattro dì ripeti l'Opera rinnovando l'acqua e la Calcina.

Con Macchina preparata alla bisogna Leva il Modello e deponilo sul piano di lavoro,

 acciocché il rifinitore Lavori d'acconcia Arte.

Sarà il velo come di marmo divenuto al Naturale e il Sembiante del modello Trasparire"

- documento dell'Archivio Notarile di Napoli, rogato in data 25 novembre 1752 -

Nessun mistero, nessun segreto.

Nel settembre del 1750, mese nel quale l'Apologetica fu "certificata" dall'Accademia della Crusca,

due anni prima della certa datazione del "velato",

Raimondi Di Sangro

 possedeva la scienza per formare il "velo" diafano che ricopre molte celebri "opere d'arte"

 che il mondo venera e celebra.

"Degno sopra ogni altra cosa da lui ritrovata è lo scherzo di sua propria mano formato in un

quadro lavorato di lana alla sua maniera rappresentante una divota Immagine di

DIVOTA IMMAGINE DI NOSTRA DONNA,

 nella sua maggior parte ricoperta da

SOTTILISSIMO VELO,

il quale, quantunque finto sia, e con la DIVISATA IMMAGINE insieme formato,

 pure ad ingannare arriva anche i più ben avvisati Riguardanti,

parendo loro da quella distinto e sovrapposto...

conciossiaché finora non havvi Persona che professi o no l'arte del dipignere,

 che caduta non sia nel divisato inganno, non potendosi nel vederlo,

 trattenersi dall'impeto naturale di muoversi a sollevarlo"

 - Lettera Apologetica -

Il quadro indicato sembra essere "andato perduto" ma la

 "NOSTRA DONNA" velata adorata da massoni e Templari

ci guarda ancora (non riconosciuta...) con il suo beffardo sorriso...

Raimondo era certamente in grado di realizzare "tessuti speciali".

Nella Lettera Apologetica11, sull'invenzione di un Pekin partenopeo di color bianco il principe scrive:

"nel nuovo e gran ritrovamento del Bianco senza corpo alcuno; di che finora Ritrovator non v'è stato.

Si fa questo color bianco, la cui bianchezza è tale, che sovrasta ogni altra candidezza,

 da due limpidissime acque né corrosive né acide, le quali col mescolarsi insieme

 arrivano in istante a giusta consistenza di ricotta.

Molti valentissimi Fisici, che han veduta una tale sperienza, ne sono rimasi altamente sorpresi;

e appunto questo impalpabile color bianco è quello, che perfetto cotanto ha fatto il suo Pekin Partenopeo"

Le tecniche di PETRIFICAZIONE dei cadaveri erano utilizzate anche da Segato e Gorini.

Sotto: cadavere reale petrificato da Gorini:

Sotto: cadavere pietrificato da Gorini:

Anche la statua del disinganno e della pudicizia ci mostrano la stessa tecnica impiegata

questa volta su una rete da pescatore e sul velo che copre la donna.

Eppure le statue sono attribuite a scultori diversi...

Sotto: il "DISINGANNO" del Queirolo.

Pensare si tratti di un caso e che tutti questi artisti fossero così miracolosamente dotati nel

riprodurre corde iperrealistiche o veli diafani... è certo difficile.

- IL CRISTO VELATO - IL VELO MISTERICO -

Queste statue sono soprattutto dei simboli ermetici che contengono messaggi destinati ai soli iniziati.

E' certo ovvio che una simile opera in una cappella massonica non possa

che essere un messaggio esoterico destinato ad essere conosciuto solo dagli Iniziati.

Non è certo il Signore Dio, il Salvatore ad essere celebrato in questo luogo oscuro.

Poco si dice infatti del dettaglio più importante di tutto il tempio...

In un piccolo angolo del velo troviamo infatti un

RICAMO TIPICAMENTE FEMMINILE.

"…Una piega del velo lascia intravedere su di un fianco,

quella che evidentemente è la sua bordatura, realizzata in finissimi ricami.

Questo velo diafano, così finemente orlato e

tipicamente FEMMINILE, bocciolo di rosa..."

Questo piccolo particolare ci fa capire che il "cristo" è in realtà la "Sophia", il Baphomet degli Gnostici.

Il "cristo" si trova proprio tra la figura maschile e la figura femminile, al centro.

La figura centrale rappresenta il "deus absconditvs".

Le figure umane sono anche esse "velate" perché, secondo il credo massonico, (gnosticismo)

"l'uomo è Dio", il "dio velato".

- capitolo -
 

"Nella generale eclissi delle identità, il nostro primo dovere è di restare fedeli a quella che abbiamo costruito,

con una variante però, che essa va ritenuta non come il tutto ma come un frammento del tutto,

di un tutto ancora nascosto nel futuro [...]. Come il vero Dio, così anche il

VERO UOMO E' ABSCONDITUS"

-  "padre" massone Ernesto Balducci (presente nella LISTA PECORELLI) -

"ritroviamo un evidente e significativa allusione al calice, al Graal,

alla copertura e alla rosa mistica, che è il fiore della

GRANDE OPERA

più nota come Pietra Filosofale (lapis philosophorum).

Ora l'astro che annuncia all'alchimista

L'OPERA AVVIATA AL COMPIMENTO, E' L'ALBASTRUM,

CIOE' LA STELLA BIANCA

CHE, DI FATTO, S'IRRADIERA' ALFINE, NEL SUO

CIELO CHIMICO

QUALE DEGNO CORONAMENTO DEL MAGISTERO FELUICEMENTE ORIENTATO AL SUO ESITO"

Molto interessanti le parole "CIELO CHIMICO"...

Il compimento della grande opera satanica sarà infatti segnalata e celebrata sotto un

 CIELO CHIMICO.

La blasfemia satanica è quasi giunta alla sua apoteosi e la "grande opera"

delle laboriose e zelanti api massoniche è giunta sostanzialmente al termine,

serve solo l'ATTO FINALE, quello che farà OSCILLARE definitivamente milioni di persone in un'inganno senza precedenti.

- L'INGANNO DEL "DISINGANNO" -

 VINCULA TUA DISRUMPAM VINCULA TENEBRARUM

 ET LONGAE NOCTIS QUIBUS ES COMPEDITUS

UT NON CUM HOC MUNDO DAMNERIS

Ad "illuminare" l'uomo che cerca di liberarsi dalle reti dei "dogmi" e degli "inganni"

troviamo ovviamente un "genio alato".

Sulla frontye dell'angelo troviamo la fiamma.

E' il "dio" delle società iniziatiche, il "grande iniziatore", il "re del silenzio".

"quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non essere

CONDANNATI INSIEME CON QUESTO MONDO"

- 1 Corinzi 11, 32 -

Sotto: da sinistra: l'angelo del "disinganno", Horus Arpocrate e lucifero:

L'angelo indica qualcosa che si trova ai suoi piedi, in basso.

"Ora spezzerò il suo giogo d’addosso a te, e infrangerò i tuoi legame"

 - Nahum 1,13 -

E' forse difficile per un Mago "svelare il trucco" DOPO aver ingannato il mondo intero?

Il "dio" che "svela" è lo stesso che "cela" ed offre le sue beffarde e perverse

"CONOSCENZE OCCULTE".

Sotto: illustrazione di James Barry "reserved knowledge":

 

"Qui non vident videant"

- CAGLIOSTRO -

Nel 1790 di fronte al tribunale romano dell'Inquisizione

il conte di Cagliostro

affermò che tutte le sue conoscenze alchemiche gli furono insegnate anni addietro a Napoli da

"un principe molto amante della chimica"

Chi mai sarà stato?

- IL PRINCIPE MALEDETTO -

La madre di Raimondo di Sangro morì quando il bambino aveva soltanto un anno,

i primi due fratelli, Paolo e Francesco, morirono in tenera età e

a soli 16 anni Raimondo ereditò il titolo di

Principe di San Severo.

RAIMONDO DI SANGRO crebbe e studiò dai 

GESUITI.

Attraverso S. Bernardo la Casa si legò all'ORDINE TEMPLARE.

L'antichissima stirpe dei conti dei Marsi e di Sangro,

vantava una discendenza borgognona dallo stesso Carlo Magno,

infatti, lo stemma dei di Sangro è lo stemma dei discendenti dei duchi di Borgogna,

che fondevano le stirpi carolingia, longobarda e normanna. Legatissima al potente Ordine Benedettino.

Del PRINCIPE la gente racconta che fosse uno stregone, un alchimista

che faceva rapire poveri disperati i cui corpi dovevano servire per i suoi turpi esperimenti,

un castrafanciulli senza Dio che nessun potere, neanche quello del re, riusciva a controllare.

Qualcuno arrivò a dire che aveva ucciso sette cardinali con le cui ossa e pelle avrebbe fatto altrettante orribili seggiole.

I documenti e il materiale ritrovato lascia intendere che tutte queste non siano affatto delle "esagerazioni" o delle leggende.

Intriso com'era di esoterismo, non stupisce che quando nel 1750 la massoneria fece capolino a Napoli

Raimondo decidesse di farne parte. Il principe divenne prestissimo

Gran Maestro della massoneria napoletana.

Entrò a far parte della

Confraternita segreta dei ROSA-CROCE

dove venne

iniziato agli antichi riti alchemici, la cosiddetta "arte sacra" o "arte regia" ,

che fin dai tempi più remoti i sacerdoti egiziani tramandavano ai propri discepoli.

Il Principe cambiò radicalmente la propria vita dedicando tutto il suo tempo all'alchimia.

Alambicchi, forni e provette riempirono così lo scantinato del suo palazzo e

di notte non era raro vedere strani fumi colorati e sentire odori pestilenziali che fuoriuscivano

dalle finestre sbarrate che davano sulla strada.

Vi sono poi elementi per considerare che il principe empio stesse lavorando anche su ogni sorta di intruglio alchemico

con il fine di conservare i corpi, di procurare stati di catalessi,

fino alla ricerca malata di un ELISIR nella folle ricerca insensata dell'immortalità.

La pazzia, l'empietà fatta persona. Tra le sue opere più terribili troviamo le famose

- MACCHINE ANATOMICHE -

Il principe DIMOSTRO' PIENAMENTE DI ESSERE CAPACE DI ORRORI SENZA NOME.

Lo scheletro della donna ha il braccio destro alzato e i globuli oculari interi, quasi ancora lucenti,

in un'espressione di vero terrore. Sembra quasi che invochi aiuto.

Le ossa sono interamente rivestite da un fittissimo sistema arterioso e venoso metalizzato.

Il cuore è intero e nella bocca si possono riconoscere persino i vasi sanguigni della lingua.

Anche se si cerca ancora oggi di negare l'evidenza

LE PERSONE SOTTOPOSTE A QUESTO MOSTRUOSO

ESPERIMENTO ERANO CERTAMENTE VIVE

QUANDO IL PRINCIPE INIETTO' NELLE LORO

VENE UN LIQUIDO SOLIDIFICANTE A BASE METALLICA.

La donna PORTAVA IN GREMBO UN BAMBINO.

Nel ventre si può notare la placenta aperta dalla quale fuoriesce l'intestino ombelicale che va

a congiungersi con il feto. Così come quello della madre,

anche il cranio di questo bambino mai nato si può aprire per vederne all'interno la complessa rete dei vasi sanguigni.

Le persone rimasero SOLIDIFICATE nell'orrore di una morte atroce.

Vi sono poi elementi che fanno infatti pensare che fossero state LEGATE e BLOCCATE.

Il Principe deve poi aver aspettato che pelle e carne si decomponessero completamente

prima di ottenere quelle che lui, con tanta pomposità, chiamava le

«macchine anatomiche»

Un esame compiuto negli anni Cinquanta aveva infatti rivelato che:

"l'intero sistema di vasi sanguigni,

all'analisi, si è rivelato metallizzato, cioè , impregnato e tenuto in sesto da metalli in esso depositati".

L'orrore generato da queste analisi fece rapidamente cambiare la "versione ufficiale" ma

é evidente il Principe non si fosse fermato di fronte a nulla.

Nulla di nuovo o sorprendente.

Esperimenti simili (su cadaveri o ogani) erano stati compiuti da Girolamo Di Segato,

Giovan Battista Rini, fisio Marini...

Sotto: PIETRIFICAZIONE di Girolamo di Segato:

Sotto: PIETRIFICAZIONE di Girolamo di Segato:

Sotto: pietrificazione di Giovan Battista Rini (1795-1856):

- LA RADIOATTIVITA' -

La Miccinelli riporta nel suo libro, una scoperta che il Principe descrive in una lettera sottoposta a

perizia calligrafica e ritenuta autentica datata 14 novembre 1763 indirizzata al barone H. Theodor Tschudy

(cadetto del reggimento di Svizzeri al servizio del Re di Napoli ed esponente della Massoneria), che era suo amico.

In essa vi sono dei passaggi scritti attraverso un CODICE A TRASLITTERAZIONE,

quindi criptati, un codice detto "rosacrociano".

La Miccinelli ne fornisce la chiave di lettura. Da quello che è riportato,

si evince che il Principe scopre la

RADIOATTIVITA' NATURALE,

a metà del '700. Infatti, con almeno 150 anni d'anticipo sui coniugi Curie,

scoprì che il 'raggio-attivo' (come lo chiamava profeticamente) proveniente da un minerale,

la 'pechbenda', che lui indicava con termine vago ("quelle sostanze cristalline,

luminescenti al buio color di pece e d'olive che ebbi in dono da S.M. di Prussia ...

che io purgai da silicio, rame e varie impurità in crogiolo e in vari cammini alchemici ...")

e che si estraeva proprio in BOEMIA (dalle cui miniere si estrasse a

metà ottocento il materiale grezzo da cui i Curie isolarono il RADIO),

aveva un effetto MORTALE sui viventi (aveva provato sulle farfalle)

che si poteva 'schermare' con piombo (chiamato "Saturno").

- IL FUOCO CHE NON CONSUMA -

- LA "SACRA FIAMMA O LUME ETERNO" -

Dall'officina tipografica del Principe, diretta da Morelli, stampò uno strano opuscolo.

Era intitolato: Lettere del signore Don Ramondo di Sangro, Principe di San Severo, di Napoli,

sopra alcune scoperte chimiche: indirizzate al signor cavalier Giovanni Giraldi fiorentino e riportate ancora

nelle Novelle letterarie di Firenze del 1753.

Nella prima di queste lettere il Principe narra d'una sua meravigliosa scoperta.

“Nel suo laboratorio chimico aveva dato fuoco a una certa materia da lui composta dopo quattro

mesi d'indagini e di pruove:

s'era accesa quella materia e accesa

durava senza mai perder nulla del suo volume e del suo peso.”

"IL LUME ETERNO",

venne realizzato triturando le ossa di un teschio.

Ottenne una mistura, probabilmente a base di fosfato di calcio e di fosforo ad alta concentrazione,

che aveva la capacità di bruciare per ore consumando una quantità trascurabile di materia.

Una quantità maggiore di materiale avrebbe potuto offrire un

"LUME" apparentemente "ETERNO"...

Nulla di più che una VANA FIAMMA, destinata

come ogni altra... A SPEGNERSI.

Nulla di "divino". Pura alchimia, conoscenze. Trucchi da baraccone.

Il Lume Eterno avrebbe dovuto per sempre rifulgere, secondo l'idea massonica,

nella cripta sotterranea ai piedi del "cristo".

- STATUE CHE PIANGONO -

Nel 1753, Raimondo di Sangro riuscì ad ottenere una sostanza artificiale assai simile al sangue animale;

conosceva anche il segreto per fare

‘trasudare' le statue in maniera tale che un liquido simile alle lacrime

fuoriuscisse dai MARMI o dai GESSI di cui erano costituite.

Forse questo ricorderà qualcosa ai poveri idolatri che ancora oggi venerano immagini e statuine:

Il principe si divertì a lasciare tracce del suo "lavoro" ovunque.

Il fenomeno della "lacrimazione" é ancora oggi palese proprio in una delle statue angeliche poste di fianco all'altare,

che addirittura presenta delle tracce di erosione.

- IL CASTRATO -

Il Principe amava il bel canto ed era un CASTRATO,

Il Principe amava il "bel canto" ed era un castrato.

Nei castrati si vedeva infatti quella ricerca della perfezione che i Rosa-Croce identificavano nell'

«annullamento del dualismo della separazione,

nel ritorno all'androgino primordiale».

LA TOTALE. FOLLIA.

La morte (si dice) lo colse

«per malore cagionatogli dai suoi meccanici esperimenti» .

Probabilmente aveva inalato o ingerito qualche sostanza tossica durante le sue lunghe notti nel laboratorio.

In realtà nessuno sà cosa sia successo di lui perchè nel sarcofago che si trova sotto

la lapide della cappella non é mai stato trovato nessun corpo.



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